Congelamento
Può manifestarsi soprattutto in alta quota (montagna)o in climi particolarmente freddi ad opera di un complesso di fattori: freddo tra 0°C e 10°C, umidità, vento, altitudine, immobilità, abbigliamento inadeguato, disidratazione o stati di malattia.
Si verifica per esposizione prolungata dell’organismo a temperature rigide e le parti più colpite sono in genere quelle più esposte: dita delle mani, faccia ed orecchie; a causa dello sfavorevole rapporto tra estensione della superficie cutanea e del volume ematico regionale circolante. Tali aree sono molto più distanti dal “core”, punto in cui il nostro corpo tenta di mantenere costante la temperatura per preservare le funzioni di organi principe.
La risposta del nostro organismo a temperature troppo basse consiste in una riduzione del flusso sanguigno per cercare di ridurre il più possibile la perdita di ulteriore calore corporeo. La scarsa circolazione periferica fa sì che i fluidi del nostro organismo si condensino in microcristalli di ghiaccio, i quali sono i reali responsabili dei danni ai tessuti.
Il congelamento si distingue in tre gradi di gravità crescente:
1° grado superficiale: la cute si presenta pallida, fredda ed insensibile; la parte colpita è facilmente riconoscibile, si avverte una sensazione di dolore e bruciore, successivamente si ha indolenzimento. Il danno è reversibile senza conseguenze permanenti a patto che vi sia un tempestivo ed immediato riscaldamento, se l’esposizione continua si può passare al 2° grado superficiale la cute diventa di colore rosso-bluastro ricoperta di vescicole chiare e meno sensibile agli stimoli, anche in questo caso si ha guarigione spontanea senza conseguenze nel giro di 1-3 settimane;
2° grado profondo: le vescicole che prima erano chiare si presentano ora di colore rosso scuro con più marcata perdita della sensibilità, anche qui la guarigione è spontanea ma richiede qualche mese;
3° grado profondo:la cute si presenta di colore nero, liscia con aspetto a porcellana. Il quadro inquesto caso è grave, perché indica l’interessamento di cute, sottocute e muscoli sottostanti. Si instaura se il soggetto colpito tarda a notare la sensazione di intorpidimento delle estremità che con il protrarsi dell’esposizione al freddo tende progressivamente a scomparire con il progressivo danneggiamento delle terminazioni nervose. Va anche fatto presente che il processo di morte dei tessuti tende a procedere in modo graduale e continuo per giorni e settimane anche dopo che il soggetto sia stato riscaldato in ambiente caldo e debitamente curato.
– COSA FARE
IMPORTANTE: Sul luogo dell’incidente è assai difficile riconoscere il grado e l’estensione del congelamento, è perciò di grande importanza che come primo intervento per tutte le lesioni da freddo l’infortunato venga trasferito nel più breve tempo possibile in luogo confortevole e riscaldato.
- IN LOCO: riscaldare l’infortunato anche con il calore del proprio corpo nelle zone in cui la pelle è più sottile e vascolarizzata: sotto le ascelle o attorno al collo. Solo se non è possibile un altro tipo di riscaldamento si possono eseguire dei leggeri massaggi nelle zone del corpo immediatamente adiacenti quelle congelate.
- Fare assumere bevande calde, zuccherate e ricche di sali minerali.
- Avvolgere le zone lesionate in fasciature sterili non compressive.
- PER IL TRASPORTO: in caso di congelamenti lievi lasciare che l’infortunato si muove da solo, in tutti gli altri casi è preferibile non farlo camminare.
– COSA NON FARE
- Non frizionare con la neve, non automassaggiare (la parte lesionate va trattata come se fosse una ferita aperta),
- non far assumere bevande alcooliche,
- non far fumare,
- non mettere pomate o unguenti anticongelanti o farmaci vari,
- non iniziare il riscaldamento prima che l’infortunato sia stato trasferito in luogo caldo e riparato.