Iceland 2012, report pag 5!Video pag 7(funzionante)

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Re: Iceland 2012

Messaggioda alpneus » 30/08/2012, 7:18

sgari ha scritto:. Qua per gli alpina o altri cerchi tubeless bisognava aspettare troppo tempo, quando torno a casa bar tubeless e via.


si ma fagli montare il cerchio con l'antistallonamento ... altrimenti cambia un cazz ... io da quando ho visto che, anche con la modifica, la gomma davanti stallona solo a guardarla mi cago come quando avevo le camere ... :afraid: :afraid: :afraid:
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Re: Iceland 2012

Messaggioda guglemonster » 30/08/2012, 9:42

Alphe, non stallona un c@zz0 se stai sempre a 2.4-2.2, c'ho fatto 30.000km e anche off leggero.... non si muove, la sgorbion,
certo che con l'antistallonamento ora manco perde piu' un filo d'aria, sempre sgorbion.....

sgari..... 2014////???? zio campa haahhahaha

un abbraccio
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Re: Iceland 2012

Messaggioda Reds » 01/09/2012, 7:20

sgari movie sei arrivato a casa? si?
bene metti delle foto ziopork...:!!!!!! :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Messaggioda sgari » 01/09/2012, 11:41

Si bello ma la morosa me le ha blindate che prima vuole visionarle per bene sul Mac per sfoltirle...sono 1900 e passa foto e una 50ina di video...
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Re: Iceland 2012

Messaggioda SERPE » 01/09/2012, 12:07

sgari ha scritto:Si bello ma la morosa me le ha blindate che prima vuole visionarle per bene sul Mac per sfoltirle...sono 1900 e passa foto e una 50ina di video...



credevo ti avesse blindato un'altra cosa ??? :facepalm: :lol: :lol:

:csm:

Comunque siete stati dei GRANDI !!

:claps: :claps: :claps: :claps:
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Re: Iceland 2012

Messaggioda Mangiapolvere » 01/09/2012, 18:43

SERPE ha scritto:
sgari ha scritto:Si bello ma la morosa me le ha blindate che prima vuole visionarle per bene sul Mac per sfoltirle...sono 1900 e passa foto e una 50ina di video...



credevo ti avesse blindato un'altra cosa ??? :facepalm: :lol: :lol:

:csm:

Comunque siete stati dei GRANDI !!

:claps: :claps: :claps: :claps:


Anch'io ho temuto il peggio! Ti è andata bene... Com'è stato il ritorno alla vita civile? Io ho sofferto un po' il caldo e l'assenza di precipitazioni, adesso giro sotto la pioggia per ricordarmi come si sta. Comunque catena e copertone hanno tenuto fino a casa, anzi, la gomma si è stabilizzata e non sembra calare più, è anche diventata inservibile, ma non si consuma... La catena invece tra un po' tocca il cavalletto centrale, anche dopo averla regolata, la settimana prossima vedo di cambiarla.
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Messaggioda sgari » 01/09/2012, 20:30

Io sono tornato con la pioggia e 20 gradi quindi acclimatamento perfetto. Dammi la mail che ci scambiamo foto e video
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Re: Iceland 2012

Messaggioda sgari » 01/09/2012, 21:35

primo video

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Messaggioda ildevil » 02/09/2012, 0:00

Ahahahah i commenti della sara son troppo belli :)
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Re: Iceland 2012

Messaggioda davidone » 02/09/2012, 8:16

Che cuore!!!

Sara invece bella tranquilla!! :lol: :lol:
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Re: Iceland 2012

Messaggioda Frikke » 02/09/2012, 8:56

Per quale motivo chi filma deve sempre perculare???? però aveva ragione eravate divertenti, oltre che visibilmente stanchi :lol: :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Curate voi stessi.........e soprattutto gli altri

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Re: Iceland 2012

Messaggioda sgari » 05/09/2012, 22:42

FINALMENTE IL REPORT!!
altro non è che il copia-incolla del diario di viaggio ehehe

Domenica 29 luglio ore 4.00, finalmente dopo tanti mesi d’attesa, si parte per raggiungere l’isola di fuoco e ghiaccio. L’appuntamento con la nave “Norrona”, che ci traghetterà per 2 giorni attraverso le fredde acque del Mare del Nord e dell’Oceano Atlantico, è fissato per il 7 agosto a Hirtshals in Danimarca.


Io e la mia ragazza raggiungeremo dapprima la città di Berlino, dove trascorreremo un paio di giorni, per poi dirigerci verso Copenaghen ed infine raggiungere il porto. In Islanda resteremo due settimane cercando di perlustrarla in lungo e in largo, natura permettendo.

Appunto: Natura. In Islanda la natura si fa sentire più che nel resto del mondo (abitato) mostrando tutta la sua forza: vulcani, ghiacciai, fiumi e geyser. Inoltre, la sua posizione farebbe pensare ad un clima freddissimo, in realtà è investita in pieno dalla Corrente del Golfo che mitiga le temperature ma che rende molto instabile il tempo. Piove, nevica o splende il sole anche nel giro di qualche ora e anche ad agosto!

Inoltre in Islanda esiste solo una strada asfaltata, la N°1 detta Ring Road che percorre l’isola lungo il perimetro, tutte le altre sono sterrate più o meno percorribili a seconda del fondo, meteo e fiumi.

Si passa dalla terra battuta, alla sabbia dei deserti fino al fondo di colata lavica estremamente tagliente per le gomme. I fiumi meritano un capitolo a parte, i ponti in Islanda sono pochi ed i fiumi sono di origine glaciale, quindi in primavera, allo scioglimento delle nevi, hanno una forza tale da spazzare letteralmente qualsiasi cosa, pertanto molti fiumi e torrenti saranno da guadare. Durante i week-end del mese di luglio ho controllato e preparato la mia fida KTM 990 Adventure con la quale copriremo circa 10.000 km, quindi si è reso necessario un bel tagliandone.

Non abbiamo nulla di prenotato se non il traghetto, quindi pernotteremo tendenzialmente in campeggio o dove troviamo. Il bagaglio consiste in 2 valige da 32 litri, 2 borse morbide da 40litri e 1 da 60 litri più una borsa serbatoio e uno zaino per contenere: carte e guide, ricambi, attrezzatura fotografica e da campeggio, vestiti ecc.


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Partenza, come previsto, intorno alle 4 di mattina, tutto bene fino a poco dopo il confine dove un diluvio ci piomba addosso con tanto di fulmini e ci accompagnerà per i prossimi 500 km circa. Le tutine anti acqua della Tucano, i guanti impermeabili della Spidi e gli stivali della Gaerne fanno il loro lavoro e rimaniamo asciutti. “Foto di rito” passando davanti ad un velox svizzero e via attraverso Liechestain, Austria e Germania. La moto è stracarica ed è sbilanciata dietro nonostante il precarico del mono sia al massimo; nei pochi curvoni incontrati ondeggia un po’ lo sterzo e in frenata non è il massimo ma fatta l’abitudine rimane gestibile. Consuma uno sproposito: 190km ed entra in riserva, con 10 litri aggiuntivi delle taniche ho un autonomia di poco superiore ai 300km appena sufficienti in Islanda.

Passiamo da Ulm, poi Norimberga dove, in un’area di patcheggio adiacente all’autostrada prepariamo un super pranzo a base di crema di funghi e barrette energetiche. Arriviamo a Berlino intorno alle 19.00 piuttosto provati, ci fermiamo davanti ad una birreria: würstel e birra per riprenderci.

Uscendo dal locale conosciamo una coppia di italiani di rientro da Capo Nord anche loro in moto, ci diamo appuntamento per una birra più tardi. Iniziamo la ricerca di un letto: campeggi a Berlino non esistono se non a 30 km quindi dopo ben 3 ore troviamo un alberghetto poco fuori dal centro a poco prezzo con posto moto privato. Ora ci aspettano due giorni tranquilli per conoscere un po’ la città poi, il primo agosto, Copenaghen!



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Dopo due giorni dedicati alla scoperta di Berlino, oggi ci aspettano poco più di 500km. L’idea principale era prendere il traghetto a Rostock ma cambiamo all’ultimo verso Puttgarden: qualche km in più ma il Ferry costa tre volte meno.


Partiamo presto per andare alla porta di Brandeburgo a fare giusto un paio di foto con la moto, prendiamo l’autostrada in direzione Amburgo: viaggio tranquillo eccezion fatta per un altro velox preso (forse) e per un’ape che è riuscita ad entrarmi nel casco.



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Qualche km prima di Amburgo usciamo dall’autostrada e tagliamo verso Lubeck dove la riprendiamo e puntiamo Puttgarden, arriviamo giusti giusti per il traghetto: 45 minuti di traversata per poi coprire i restanti 160 km fino alla capitale danese. Come nel nord della Germania anche qui i campi si perdono a vista d’occhio tranne qualche istante, dove il mare fa capolino insieme ai lunghi ponti che collegano le tre “isolette” dello Sjaelland.



Il tempo è decisamente migliore con temperature intorno ai 25 gradi, gradevolissimi nonostante il vento che sposta letteralmente la moto sui ponti. Arrivati in città troviamo il tourist info, convinti che ci possa essere d’aiuto, ma più che dirci “c’è scritto la” non sanno fare. Alla fine troviamo un bel campeggio in periferia. Scarichiamo i bagagli, montiamo la tenda ed è quasi ora di cena: fornelletto e cuciniamo pasta e fagioli proveniente dalle solite bustine del supermercato.

Infine mega camminata fino al centro città, foto, qualche bestemmia per trovare il bus giusto per tornare alla tenda (venendo da Berlino è un trauma, ma a Milano forse è peggio).



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Il buongiorno si vede dal mattino infatti, appena sveglio, uscendo dalla tenda vedo la mia povera moto con la freccia destra rotta…devono esser stati quei bambini krukki giocando a palla, la vena assassina preme sul collo ma non vedo più la famigliola al completo e non posso vendicarmi con un burn out sulle loro biciclette.


Nastro americano e riattacco quello che rimane della freccia. Colazione coi muffin al cioccolato presi al market e via verso il castello di Hillerod a 40 km da Copenaghen.

Visita che merita decisamente: castello del 500 pieno zeppo di quadri, mobilia e pezzi dell’epoca conservati splendidamente, sale sfarzose e affascinanti non sfigurano rispetto ai più famosi castelli di Fussen in Germania.



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A pranzo un paio di hot dog dal kebabbaro e riprendiamo la strada verso Copenaghen per far visita alla Carlsberg con annessa birretta. Visita che, purtroppo, non riusciamo a fare: appena fuori dall’autostrada, fermi in coda al semaforo sento stridere le gomme di un auto…neanche il tempo di capire cosa stia succedendo e sento un colpo fortissimo da dietro che ci lancia letteralmente in avanti.

Non so come, riesco a tenere il manubrio tra le mani evitando di cadere ma al tempo stesso impattiamo contro l’auto davanti; l’istinto mi dice di mollare tutto ma rimango saldamente attaccato alla moto; sento un dolore fortissimo alla spalla sinistra e mi tocca poggiare a terra la moto. Realizzo solo ora che qualcosa ci è venuto addosso, mi giro verso Sara che è a terra dietro di me ma fortunatamente si rialza subito: non si è fatta nulla.



Alzo lo sguardo e vedo la mia moto riversa a terra e il muso di una Golf col paraurti e il cofano schiacciati. La gente che ha assistito alla scena ci aiuta a spostare la moto che pensavo si fosse aperta in due.

Mi tolgo il casco e guardo la moto…intera, senza un graffio o meglio, non uno in più di quelli che già aveva. Il colpevole, che è arrivato lungo al semaforo è dire poco, subito scende chiedendo scusa ecc ecc alla fine un testimone ha chiamato la polizia che abbiamo aspettato un’ora insieme al ragazzo che ci ha steso e all’ automobilista davanti a noi.

La moto parte, sembra a posto, le forcelle ed il manubrio sono dritti, cerchio dietro dritto quello davanti storto come prima. Incredibile, le auto si son piegate la ktm no. Il muso della golf ha impattato sulla gomma posteriore limitando probabilmente i danni, la borsa laterale ha impedito alla moto di far cadere poi la moto su Sara che era già a terra. Il tempo che aspettiamo la polizia il dolore alla spalla diminuisce fino a scomparire, infine la polizia non risolve nulla: ci fa scambiare i dati e ci dice che non possono fare nemmeno un verbale…bah. Rimontiamo in sella col morale a terra diretti in campeggio, la visita alla Carlsberg salta perché è tardi. Dopo qualche km mi accorgo che non funziona il tachimetro e i faretti aggiuntivi, ma almeno la moto va dritta.

Giro di telefonate ai vari ktm per il pezzo di ricambio ma in tutta Danimarca e anche in Svezia non hanno un ricambio per il 990, devono ordinarlo e servono 3 giorni lavorativi. Troppi, il traghetto è il 7 e non c’è tempo. Guardo cosa può essere e vedo il cavo del sensore tranciato dal disco! Taglio, spelo i fili e ricollego a mano con San nastro americano, accendo il quadro, giro la ruota e…funziona c@zz0!

La donna che gestisce il campeggio che ha chiamato i vari concessionari per aiutarci ci offre una dannata Carlsberg per festeggiare!
Poteva andare peggio, il viaggio continua.




Oggi ci siamo svegliati tardi, colpa della serata passata intorno ad un falò bevendo whisky scozzese e birra con simpatici motociclisti di Edimburgo, una famiglia spagnola e con un ragazzo belga che si gira l’Europa in treno.


Ci svegliamo con qualche acciacchino post-incidente che ci accompagnerà tutta la giornata, che inizia nel migliore dei modi: pronti per partire, devo girare la moto per uscire dal camping e come un principiante spengo la moto appoggiandola a terra proprio di fronte ai ragazzi della sera prima. Mi aiutano a sollevarla, due battute tra motoclisti e si parte, sta volta senza intoppi.

Usciamo dalla città prendiamo l’autostrada e tagliamo orizzontalmente tutta la Danimarca passando sul ponte a pagamento Straelleborg lungo 7 km fatto da noi italiani. Davvero imponente.

Attraversiamo l’Odense, sosta pranzo, altro ponte, piu corto, e arriviamo sulla costa ovest, parco naturale con le sue enormi spiagge e dune di sabbia alte anche 20 metri che sarebbero una figata da fare in moto, peccato che una parte sia zona militare per i collaudi dei carri armati e nella parte restante sembra sia vietato.



Immagine



Paesaggio davvero incantevole considerando che ci troviamo su una lingua di terra larga massimo 1 km, guardando da una parte o dall’altra vediamo solo mare, su questo pezzo di terra ci sono numerosi villaggi caratteristici e campeggi. Ci siamo fermati in uno a ridosso del mare sulla spiaggia, come sempre da un migliaio di km a questa parte vento forte tutto il giorno, nuvole onnipresenti che ogni tanto scaricano qualche goccia e freddo la sera. Domani raggiungeremo Hirtshals dove staremo fino al 7 giorno in cui salperemo verso l’Islanda.



Ci svegliamo ancora con qualche dolorino, colazione, carichiamo tutto sulla moto e partiamo senza intoppi; diretti a Hirtshals percorriamo la strada che costeggia il mare: 18 gradi e cielo plumbeo che ogni tanto scarica qualche goccia.

Schivo all’ultimo un’ altra auto danese che tenta di stenderci inchiodando sulla statale senza motivo davanti noi. Pranziamo in un’area di sosta col fornellino: della meravigliosa pasta in brodo. Arriviamo a Hirtshals deviando dalla statale, troviamo delle belle stradine sterrate tra le ormai consuete dune di sabbia ricoperte dalla vegetazione erbosa, scovando ogni tanto i mulini a vento. Riprendiamo la statale e a qualche chilometro dalla destinazione vediamo in lontananza altre dune ma ben più alte.

Sono le dune di Rabjorg, giusto 3 di numero alte 30-40 metri a strapiombo sul mare; si spostano di qualche metro l’anno tant’è che il vecchio faro posto in mezze ad esse è stato letteralmente coperto, qualche anno fa. Dopo la breve escursione arriviamo a Hirtshals e troviamo un camping adiacente al paese, anche questo sul mare.

Nella piazzola di fronte la nostra troviamo un italiano con una bella Guzzi Stelvio anche lui diretto in Islanda. Due chiacchiere, doccia, laviamo qualche panno, cena e la serata finisce a guardare il tramonto sul mare. I panni stesi fuori dalla tenda si bagneranno ancora di più sotto la pioggia della notte.



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Arriviamo in Islanda attraccando al porto di Seyðisfįörður alle 7.30 spaccate con 23 gradi e il sole che splende, passaggio in dogana veloce e ci fiondiamo sulla Ring Road diretti al cratere dell’Askja accompagnati da Alessandro su GS 800, un ragazzo conosciuto sul traghetto.




L’idea iniziale prevedeva di fare il pieno di viveri e di soldi a Egilsstadir, incontrare all’aeroporto lì vicino gli amici del forum motoadv.org per un saluto veloce, fare ancora un pezzo di Ring Road per poi deviare sulla F901 (tutte le strade con la denominazione F sono sterrate) per fare rifornimento a Möðrudalur, percorrere la F905, F910 e la F902 fino a Kverkfjöll per ammirare le grotte di ghiaccio e pernottare in zona. Non le vedremo mai: arrivati al pittoresco benzinaio di Moðrudalur scopriamo che è rimasto a secco e, forse, sarà in funzione alle cinque di sera, troppo tardi.



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Soluzione obbligata è quella di andare fino allo sperduto villaggio di Aðalból per fare il pieno alla moto e alle taniche. Deviazione che ci farà perdere almeno un’ora e mezza che, scopriremo poi, sarà fatale.

Sulla F905 Alessandro si stende alla prima sabbia che è identica a quella Sahariana tranne per il colore: è sabbia lavica quindi nera, per andare ad aiutarlo entro in fuori pista e carico come sono sprofondo letteralmente cadendo, la sabbia è entrata nel comando del gas bloccandolo per tutto il giorno, iniziamo bene!!

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Bagnamo le ruote con facili e divertenti guadi, incrociamo due toscani su Honda Dominator, uno originale l’altro è un collage di parti di altre moto, faremo qualche km a tirarli su da terra diverse volte; il fondo della pista diventa sempre più sabbioso e impegnativo. Il sole sparisce coperto da una strana “nebbia” scura e il vento persiste dalla mattina: entriamo in una valle lunare, ovunque guardiano vediamo sabbia e colate laviche, non a caso gli astronauti del primo allunaggio si allenarono qui.



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La pista si fa più impegnativa fino a galleggiare su una spanna di sabbia finissima. Troviamo ancora i toscani a terra, poco dopo incrociamo un ranger del parco che ci aggiorna sulle condizioni della pista: è in corso una tempesta di sabbia; in condizioni normali il fondo sarebbe duro mentre ora sembra di stare al Pharaons Rally. Poco più avanti due GS1200 girano e tornano indietro seguiti dai toscani e alcuni 4×4. Secondo il ranger sarà così per 10 km fino al bivio con la F88 che porta all’Askja mentre per le caverne di ghiaccio sarà anche peggio.

Sono già le 19.00 di sera, decidiamo di tagliare le caverne e dirigerci subito all’Askja, scelta consigliata dal ranger secondo cui la pista sarebbe fattibile, tornare indietro è troppo lungo. Mai chiedere consigli sulla fattibilità di una pista in moto ad un Islandese, in moto non ci vanno ed hanno una concezione di fattibilità pesantemente sfalsata dalla nostra. Saranno i 10 km peggiori, la pista e il tempo peggiorano vertiginosamente, cadiamo molte volte, e sara si fa dei bei pezzi a piedi per via della sabbia veramente soffice, la moto stracarica peggiora le cose.






A 5 km dal rifugio veniamo investiti dalla tempesta di sabbia, che entra ovunque nei caschi costringendoci a chiudere gli occhi e a fermarci. Con gli occhi in fiamme poco a poco avanziamo fino al rifugio dove la tempesta è già passata nonostante il vento sia ancora molto forte.

Montiamo la tenda alle 20.30 circa con un vento infernale e la sabbia che entra ovunque anche nei sacchi a pelo. Siamo le uniche moto arrivate, come primo giorno non possiamo lamentarci.



Ci svegliamo insabbiati, almeno il vento, che ha sferzato tutta la notte è cessato.



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Visitiamo l’Askja col suo lago freddo e un lago caldo dove si può fare il bagno liberamente. Durante l’Era Glaciale in questa zona esisteva un ghiacciaio sotto il quale avvenne un eruzione provocandone il crollo e chiudendo la camera magmatica.

Si creò così la caldera dell’Askja, una successiva eruzione formò i due laghi esistenti, il paesaggio è assolutamente privo di vegetazione ma affascinante nella sua particolarità. Ripendriamo le moto e prendiamo la F88 verso nord, il lago Myvatn. Pista decisamente più facile della precedente, fondo duro e sassoso a tratti con le fastidiose cunette immancabili dove sembra che si smonti la moto da un momento all’altro; più si va piano e peggio è. Primo guado, facile. Nei pressi del secondo vediamo una moto ferma a riva col pilota intento ad armeggiare sul motore. É italiano ed é rimasto piantato nel guado facendo “bere” la moto. Un 4×4 di passaggio l’ha tirato fuori ma ora bisogna togliere l’acqua dai cilindri. Con le candele smontate si fa girare il motorino d’avviamento per togliere l’acqua dai cilindri del boxer BMW.Dopo qualche tentativo riparte, ora tocca a me affrontare il guado mentre Sara passa a piedi. Come metto la ruota anteriore nel guado la corrente si fa già sentire spostando la moto verso valle, troppo. Forse sono entrato troppo lento quindi do gas fa il letto del fiume è “molle” e inizio a sprofondare sempre di più.

Quando manca qualche metro la moto praticamente si ferma e perdo l’equilibrio, è troppo pesante e mi cade. fortuna che le borse fanno da “spessore” e il 990 non beve. La sollevo, spingo e do gas riuscendo a passare dall’altra parte, bagnato ma con la moto funzionamte. Qualche problema anche per Alessandro con l’800, rientro nel fiume e lo spingo fuori. Bagnati fradici riprendiamo la strada, scorrevole con velocità intorno ai cento orari. Solo un’altro guado, semplice, e in poco tempo siamo sulla Ring Road. Andiamo verso il lago Myvatn, troviamo un camping in posizione strategica: benzinaio e market dietro la strada, diamo una pulita alla catena e si va a letto. Domani ci aspetterà un giro leggero, panoramico e rilassante prima della pista F26 che taglia l’intera isola da nord a sud per quasi 400km.



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Oggi, 11 agosto, giro tranquillo turistico: cascate e vulcani. Tagliamo l’asfalto deviando su una pista sterrata che porta a Husavik, cittadina sui fiordi del nord. Un po’ di asfalto e poi di nuovo sterrato per le spettacolari cascate di Dettifoss e Selfoss; arrivati al parcheggio mi accorgo di aver perso per strada la leva smonta gomme lunga: 5 minuti di tempo alle cascate e poi di corsa percorro la strada a ritroso, la ritrovo con gran soddisfazione: in caso di foratura è la mia salvezza.


Visita al vulcano Krafla e poi già in camping a pulire, ingrassare e tirare la catena. La sera bagno presso la sorgente d’acqua calda di Myvatn. Il giorno seguente salutiamo Alessandro e partiamo, ahimè, troppo tardi per la pista F26 che taglia l’Isola da parte a parte. Subito all’inizio ci fermiamo alle cascate di Godafoss dove ripartiamo a mezzogiorno.

Dopo 10 km perdiamo la sacca laterale di Sara…torniamo indietro con la speranza di ritrovarla.

Contiene il sacco a pelo, di vitale importanza per la notte che ci aspetta. Dopo pochi km vediamo arrivare un GS800…Alessandro! Diretto ad Akureyri ha trovato il nostro sacco al bivio della strada con la Ring Road e ce lo stava riportando! Dopo questo fortunato incontro, insieme, andiamo ad un’altra cascata sulla F26, particolare per le rocce di basalto ottagonali.

Noi proseguiamo, lui torna indietro. Entriamo nel cuore dell’isola, nel deserto di lava, osservati costantemente dai due ghiacciai centrali: il Vatnajokull ( il piu grande d’Europa) e l’Hofsjokull. É un deserto nel vero senso della parola, il nulla assoluto per oltre 250 km.

Solo un rifugio, nostra meta, a metà strada. Rifugio che raggiungeremo con non poche difficoltà. Tutto bene fino a 5 km dalla meta, un fiume glaciale largo quasi 100 metri ci separa. Sono quelli da guadare al mattino presto, ora sono le 15 del pomeriggio, fa caldo da giorni quindi il livello è alto e la corrente è forte. A ingannarci sono i primi metri dove l’acqua è bassa, dove si è fermata Sara per farmi le foto. Fino a metà riesco senza problemi ma tutto ad un tratto sprofondo letteralmente in oltre mezzo metro d’acqua. Perdo l’equilibrio e cado a sinistra in acqua insieme alla moto.



La corrente ci sposta di un paio di metri verso valle ma il 990 si incaglia subito bloccandosi, fortunatamente, con la ruota anteriore fuori dall’acqua su una secca del fiume. Mi alzo tutto fradicio, sollevo la moto ancora accesa, il peso tutto al posteriore ha fatto si che il davanti galleggiasse senza far aspirare acqua dal filtro e avendo il monoscarico a destra l’acqua non è riuscita ad entrare. Con Sara, che per poco, non stava per essere portata via anche lei dalla corrente tentiamo di spingere la moto sulla secca. Dopo vari tentativi ed essere quasi riusciti sento il motore girare a vuoto. Temendo per la frizione spengo subito, guardo bene e vedo la catena molle, giù dalla corona.

Ci sono 13 gradi, siamo completamente bagnati in mezzo ad un fiume enorme, con la moto dentro, senza trasmissione. È arrivata una famiglia olandese con un pick up camperizzato che oltre a guardare non fa nulla, quasi mezz’ora che siamo qua dentro e non fanno una piega, maledetti. Guardo meglio, la catena non ha subito danni, è solo saltata fuori, quindi l’unica soluzione è rimetterla in posizione e cercare di ripartire. Smontiamo i bagagli e li portiamo a mano dall’altra parte, dove il livello rimane molto alto e la corrente anche.

Arriva una specie di 4×4 tipo cherokee che si lancia senza indugi nel fiume davanti a me, l’acqua gli arriva alle portiere, la corrente lo sballotta un po’ e ci rimette il paracoppa e un pezzo di plastica del paraurti posteriore ma riesce ad uscire. Prendo gli attrezzi, con le mani ormai tremanti smollo il dado della ruota posteriore che è mezza sommersa, sdraio la moto da un lato e regolando i registri catena riesco a rimettere la trasmissione in posizione. Arriva un Pajero che, vedendo un italiano fradicio in mezzo al fiume intuisce che, forse, ho bisogno d’aiuto. Va avanti lui per trovare dei punti più bassi dove passare, fa un po’ di prove e finalmente trova la via, lo seguo.

Riesco ad attraversare indenne gli ultimi metri dopo quasi un’ora. Foto non siamo riusciti a farne purtroppo, solo un video che vedremo al ritorno (non salvato). Mentre ricarichiamo la moto arriva un pick up dei ranger che aiuta l’olandese a passare. Ormai certi di avercela fatta vediamo un altro guado, enorme, subito prima del rifugio. Entro in acqua per cercare i punti migliori ma sembra peggio del primo. Un Land Cruiser preparatissimo dei soccorsi ci viene incontro; distrutti fisicamente decidiamo di lasciare la moto li e andare al rifugio con loro. Riprenderò la moto la mattina seguente alle 7.30 quando il livello del fiume è basso.



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L’indomani terminiamo la F26 senza intoppi arrivando fino alla capitale Reykiavik in un campeggio. Ripartiremo il 15 agosto verso i fiordi occidentali.

Un giorno e mezzo dedicati alla visita della Capitale più a nord del mondo, nulla di eccezionale rispetto ad altre ma decisamente gradevole. Bello il Duomo con la facciata che ricorda un geyser in azione e carine le colorite vie del centro animate da numerosi ragazzi seduti nei frequenti locali.


Una passeggiata sul lungomare permette di vedere la casa dove Reagan e Gorbaciov posero fine allaGuerra Fredda.



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Gita in battello per vedere e fotografare, con scarsi risultati, le pulcinelle di mare. Andiamo alla ricerca dei due negozi di moto che ci ha consigliato un motociclistica che abbiamo fermato la sera prima: dobbiamo comprare degli stivali nuovi per Sara, si sta staccando la suola ed entra acqua ovunque. Al secondo negozio (concessionario TM Racing!! ) li troviamo.

A pranzo ci fermiamo in un ristorante alla mano e, sembra, “per locali”; ci facciamo consigliare dalla cameriera e che ci porta due piatti tipici: un pesce che sembra merluzzo ricoperto da una purea di patate, formaggio e burro, molto buono ed un piatto con una tagliata di carne rossa stile fiorentina, è balena e non me ne voglia nessuno ( spiace anche a me ) ma è eccezionale. Nel tardo pomeriggio al camping ritroviamo il guzzista, con il quale scambiamo le nostre esperienze.

La mattina del 15 agosto, ripartiamo verso la penisola dello Snæfellsnes; pranziamo con dei noodles presi in Danimarca sulla spiaggia Ytritunga dove avvistiamo le foche giocare sugli scogli e in acqua vicino alla riva. Proseguiamo e, sulla strada in senso contrario al nostro, incrociamo Alessandro col GS 800 di ritorno dai fiordi occidentali, nostra meta dei prossimi giorni. Anche con lui ci scambiamo le varieavventure/disavventure e ci consiglia di fare una strada sterrata che taglia la punta della penisola.Strada fenomenale per il paesaggio da urlo: si sale sulla costa della montagna ricoperta dalla lava pietrificata con strane forme mentre la cima è ricoperta da un ghiacciaio, il tutto con il mare a fare da sfondo.



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Terminiamo la giornata al campeggio di Stykkishólmur non facendoci mancare la visita all’ultima fattoria che pratica la lavorazione dello squalo, antica “prelibatezza” islandese. Oggi non è più pescato ma lo comprano per poi prepararlo. Dopo averlo ragliato lo conservano 2 mesi per la fermentazione in apposite casse; poi lo appendono all’esterno per l’essicazione. È a dadini, ha un odore molto forte di ammoniaca e il sapore è anonimo, nulla di speciale.

Controllo olio motore, lavaggio e ingrassaggio carena e siamo pronti per i selvaggi fiordi occidentali.



Partiamo da Stikkisholmur con il cielo grigio poco promettente e un freddo polare, 10 gradi ad agosto per noi è un freddo polare. entriamo nella bellissima regione dei fiordi occidentali, nostro giro di boa. Ci " spariamo” ogni singolo fiordo andata e ritorno.


La strada, a tratti asfaltata a tratti no, concede ai nostri occhi scorci di paesaggio spettacolari ora che il sole si fa spazio tra le nubi. Imbocchiamo la 612 strada che porta al punto più a Ovest dell’isola, e se non fosse per le Azzorre, d’Europa.

Prima però prendiamo un’altra diramazione per andare a Rauðisandur, la spiaggia rossa, unica di quel colore qui. Tornando indietro, al bivio per Bjartanga punto più occidentale, tento una manovra da perfetto imbecille: una macchina è ferma in mezzo sll’incrocio, sterrato. Devo girare a sinistra e Al posto di tagliare interno passo largo nel punto in contropendenza a bassa velocità, troppo bassa per il fondo duro e secco coperto di polvere. Quando prendo in mano il gas la mia gomma posteriore sentenzia che dobbiamo cadere. Nulla di che, a 3 allora non ci si fa nulla. Ci rimane secca la valigia sinistra che dopo due anni di cadute, pali, sassi, alberi e una Golf danese si arrende e spezza l’attacco sl telaietto. Abituati all’andazzo non facciamo una piega: tiriamo su la moto e con la cinghia che tiene il sacco laterale ci lego anche la valigia. Andiamo al capo, foto di rito e in mezzo alla strada di ritorno la Provvidenza ci fa un bel regalo: una bella cinghia persa da qualcuno.



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Un ulteriore punto di fissaggio per la valigia malandata. In serata, dopo altri fiordi meravigliosi, arriviamo alla bellissima cascata di Dynjandi dove campeggiamo liberamente in un area attrezzata. La valigia sembra andare benone e ci addormentiamo soddisfatti. La mattina dopo ripartiamo lungo gli instancabili fiordi; a Isafjordur facciamo la spesa e compriamo un nuovo set di padelle da campeggio per sostituire le ormai distrutte Quechua.

A pranzo ci fermiamo a ridosso di alcuni scogli usati dalle foche come sdraio per prendere il sole.



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Saziati da dei formidabili fusilli al pesto ripartiamo verso lo Strandir, posto assolutamente dimenticato da Zio dove ad un certo punto termina la strada senza motivo in un villaggio dimenticato anche dagli islandesi. A sorpresa, a ridosso di una malandata pompa di benzina, sorge un Kaffi nel quale ci scaldiamo con due the caldi e una fetta di torta per l’onesta cifra di 13 €. 8 gradi e il calendario del locale ci ricorda che fa un freddo boia.

Torniamo sui nostri passi per 100 km e ci fermiamo a Holmavik, supermercato di fronte al camping e non ci facciamo mancare un bel filetto di manzo corto sulle nuove padelle. Domani si torna a sud via F35.



Superati i fiordi, prendiamo la F35 diretti a sud, neanche 30 km dalla partenza, su un tratto sterrato, liscio come asfalto sento, tutto ad un tratto, che l’avantreno perde il controllo; se non fossi stato stato in curva a strapiombo sull’Oceano non mi sarei preso tanta paura, non avevo mai bucato prima e ci ho messo un po’ a capire cosa stesse succedendo sotto le ruote. Riusciamo a fermarci sani e salvi dopo aver zigzagato per la strada, scendo e vedo la ruota a terra.


Ok, ho la camera d’aria di scorta, le leve, gli attrezzi e sono in grado di cambiarmela. Scopro che l’incidente di Copenaghen mi ha compromesso i cuscinetti della ruota, nel giro di un’ora con l’aiuto di Sara e qualche imprecazione siamo di nuovo in marcia.



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Mangiamo in un’area di sosta e imbocchiamo la F35, pista facile a tratti sassosa ma con vento forte; riesco a tenere un buon passo e nel giro di un’ora arriviamo ad Hveravellir, parco naturale nel deserto con fumarole e una pozza d’acqua calda dove si può fare il bagno. Montiamo la tenda col vento onnipresente e alle otto e mezza crollo nel mio sacco a pelo.



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La mattina dopo riprendiamo la strada verso sud, 70 km ci dividono dall’asfalto e da Geysir, nostra meta; 10 km e sento la stessa perdita di controllo dell’avantreno: seconda foratura all’anteriore: l’unica camera da 21″ pollici l’ho usata ieri e kit di riparazione non ne ho. Deserto e deserto a perdita d’occhio, mi invento una riparazione con nastro americano e colla del materassino ma ogni 500 metri dobbiamo fermarci e rigonfiare la ruota.

Un ciclista di passaggio ci lascia una toppa per la camera ma non abbiamo la colla adatta e la riparazione è un disastro. Abbiamo il numero di Alessandro, lui ha le camere di scorta e forse non le ha usate. Lo chiamo per sentire dov’è…è a 3 ore di strada ma ci promette di aiutarci venendoci incontro.

Ormai rassegnati, ci prepariamo la pasta in una stupenda landa desolata con i ghiacciai a vista. All’orizzonte si vede una nube di polvere alzata dalla sagoma di una moto…non può essere già lui. È un austriaco su una vecchia BMW seguito da un amico tedesco sempre su una vecchia BMW. Si fermano, gli spiego il problema, la sua camera da 21 l’ha persa per strada e in due ne hanno una e non possono darmela, ma per fortuna hanno il kit di riparazione. Armeggiamo con la ruota, leve e kit, fanno un bel lavoro e la camera tiene!



Immagine

Ringraziamo sapendo che tra motociclisti ci si aiuta. Ripartiamo, ormai Alessandro è già in strada, lo incontreremo infatti appena toccato l’asfalto. Insieme visitiamo Gullfoss e Geysir poi ci dirigiamo alla pista F208 del Landmannalaugar detta dei guadi, posto di incredibile bellezza. Ci fermiamo a metà strada in un camping attraversando un guado giusto per bagnarci gli stivali prima di andare in tenda.

Giornata lunga e stancante finita senza altri imprevisti.

Imprevisti che ritornano il giorno dopo: sempre sulla F208 dopo molti guadi facili, in uno al GS 800 di Alessandro si stacca la catena dalla corona esattamente come è successo a me sulla F26.

Fortunatamente qui il guado è piccolo e la moto è già fuori dall’acqua. In una valle dai colori contrapposti: terra nera, montagne verdi brillante e cielo grigio rimetto in sesto la catena. Ricomincia a piovere, pioggia che ci accompagnerà tutto il giorno.



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Arriviamo al paese di Vik dove ci rifugiamo in un’area di servizio per ore mangiando hamburger e riscaldandoci, i 10 gradi persistono instancabili. Aldilà della strada c’è un campeggio dove piazziamo le tende grazie ad una breve pausa dalla pioggia.

Mangiamo e poi a nanna.




Ci svegliamo bagnati fradici, ha piovuto tutta notte, la tenda ha retto fino ad un certo punto oltre il quale l’acqua ha incominciato a invadere ogni cosa. Ci prepariamo e partiamo, dopo 500 metri ci rifugiamo nella stazione di servizio, amica del giorno prima.


Colazione e ritrovo casuale con altri motociclisti italiani conosciuti sul traghetto e incontrati ogni tanto in giro per l’isola.

Finiti i convenevoli partiamo davvero verso est. L’acqua finalmente ci abbandona e per molti km saremo osservati costantemente dalle nuvole. Alla vista del Vatnajokull, il ghiacciaio più grande del mondo fuori dal circolo polare, ci fermiamo più volte per scattare fotografie. Sostiamo qualche minuto davanti ai resti di un ponte spazzato dalla furia di un alluvione glaciale. Nei pressi della laguna di Jokullsarlon, il tempo ritorna brutto ma non rovina lo spettacolo offerto dagli iceberg nella laguna e sulla spiaggia.



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Procediamo verso la cittadina di Hofn in cerca di un letto asciutto, per oggi il campeggio se lo possono tenere.

Dobbiamo far asciugare tutta la roba compresi noi stessi. Troviamo una bella fattoria, in stile bed&breakfast, che ci lascia una camera a poco. Giornata tranquilla, quasi noiosa rispetto alle precedenti, finita ad asciugare le nostre cose. Dopo oltre due settimane di viaggio ci concediamo una notte in un letto vero.




Ripartiamo da Hofn col solito cielo grigio e qualche goccia; oggi è l’ultimo giorno e dobbiamo raggiungere il porto di Seyðisfjourdur, ci separano poche centinaia di km:ci aspetta un’altra giornata tranquilla.


Allunghiamo la strada per vedere in particolare un fiordo dove il mare si dovrebbe infrangere regalando spettacolari scatti; se non ci fosse stato il mare piatto come un tavolo da biliardo ci avremmo anche provato.

Delusi riprendiamo la strada, ormai la solita dopo km di soli fiordi, pecore, vento e acqua.

Arrivati, cerchiamo una sistemazione con un tetto, per ripararci dalla pioggia ma è tutto pieno quindi ci rifugiamo al campeggio strabordante di tende.

Il giorno dopo salpiamo per la Danimarca. Due giorni di navigazione spesi a mangiare, bene, dormire…poco grazie ai russatori di professione, e a raccontare,con i compagni di viaggio, le disavventure vissute. Il 25 sbarchiamo a Hirtshals, il tempo sembra “tenere” quindi con una deviazione di 100km andiamo aSkagen.

La moto dall’incidente è andata bene ma quando ho forato e avevo la ruota anteriore smontata ho visto che i cuscinetti si erano rotti, dopo 4000 km in queste condizioni ora inizia a sbacchettare vistosamente lo sterzo.

In Danimarca non hanno un pezzo di ricambio per la mia moto quindi spero di riuscire ad arrivare in un KTM in Germania. Scendendo lungo la Danimarca abbiamo deciso di fermarci a Billund per vedereLegoland, decisione assolutamente azzeccata per gli appassionati come me.

Domani ripartiamo verso Amburgo sperando di risolvere il problema.



Ripartiamo da Billund, diretti in un centro Ktm poco prima di Amburgo, 250 km di autostrada dove la moto, stranamente, migliora rispetto ai giorni precedenti: l’anteriore vibra molto meno.


Decidiamo allora di non fermarci e di proseguire verso a casa, la ruota sembra farcela, 200 km dopo, sempre in autostrada la smentita: in un tratto tra Hannover e Kassel a tre corsie ridotte a due, per lavori in corso, abbastanza trafficato sento lo sterzo vibrare sempre di più. Riduco la velocità, intorno ai 100 orari e di colpo, con uno “stok” molto forte, sento nettamente la ruota cedere e la moto si inclina leggermente a sinistra.

Lo è sterzo incontrollabile, tagliamo tutta la carreggiata da destra a sinistra, Sara bravissima non muove un muscolo, e riesco a tenere in equilibrio la moto zampettando qua e la sperando che dietro nessuno ci venga addosso. Non oso toccare i freni, la moto “ci ha portato” al sicuro dalle auto nella corsia dei lavori in corso facendo gli ultimi metri sul cerchio e fermandosi da sola. Scendiamo increduli e guardo sconcertato la ruota davanti a terra, per la terza volta, con la gomma stallonata e il cerchio praticamente quadrato.




Dopo qualche minuto si ferma un auto della Polizei che ci chiama il carro attrezzi. Dopo solo un’ora di attesa, passata a sperare di non ripetere le 9 ore di tre anni fa in Austria, arriva un furgone dell’ADAC, l’ACI tedesca. L’omone parla solo tedesco, come quasi tutti in questa zona, e tra domande in tedesco e risposte in inglese con apostrofazioni italiane capiamo solo Ducati e 15 km.



So per certo che il primo Ktm è a 60 km quindi per una ruota ce la facciamo andare bene lo stesso.In realtà non abbiamo capito nulla, noi e loro.

Ci porta alla base ADAC a 15 km, dopo un’ora di scene fantozziane con protagonisti altri 4 tedeschi, che messi assieme parlano tre parole di inglese e una di spagnolo ( da quando?), tentiamo, sempre in inglese e aggettivi coloriti in italiano, di fargli capire che la mia moto non è una Ducati ma una Ktm e che ci devono portare in Ktm e non in Ducati. Per loro Italiano=Ducati, Ktm=Austriaco.

Effettivamente in questo viaggio non è la prima volta che mi capita di essere avvicinato da tedeschi che riconoscendo la moto mi parlassero in tedesco, quindi non mi stupisco che abbiano pensato che fosse una Ducati…ma c@zz0 ha adesivi Ktm enormi sulle carene!

Comunque si sono dimostrati gentili e disponibili, dopo aver pagato il carro attrezzi piu costoso che conosca, ci portano in ktm ormai già chiuso dove lasciamo la moto ad una specie di custode e poi, gentilmente, l’omone tedesco ci porta in centro a Kassel per trovare un albergo.
Lo troviamo con non poche difficoltà, in città c’è una sorta di festival dell’arte e gli hotel sono tutti pieni ma alla fine ce la facciamo. L’indomani mattina andiamo al concessionario Ktm/Suzuki, piu Suzuki che Ktm, con titolare che parla un buon inglese ci illustra la situazione: cerchio da buttare, gomma tagliata quindi da sostituire, perno ruota compromesso, distanziali rotti, supporto pinza dx fresato dal disco.L’incidente ha rotto i cuscinetti i quali lavoravano male e storti, inoltre, il cerchio stortato dalla botta amplificava il fenomeno.

Alla fine ha ceduto il tutto in autostrada ad un giorno di viaggio da casa.

Ordiniamo i pezzi con la speranza che arrivino il giorno dopo



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Come previsto i pezzi arrivano in tempo e per ora di pranzo siamo di nuovo in strada. Vorremmo arrivare a casa in serata, sono poco meno di 900 km d’autostrada e in linea teorica dovremmo farcela.


Giusto le soste per fare rifornimento e arriviamo in Svizzera intorno le 20.00, solo 300 km ci separano da casa ma il cielo cambia e nei pressi di Zurigo inizia a piovere, decidiamo così di fermarci. Sapevamo che fosse cara la Svizzera ma così tanto no, prezzo medio di una camera di un albergo 2/3 stelle 130 Euro senza colazione! Così dopo un’ora in giro per Zurigo tra un Hotel e l’altro mi girano i cosiddetti e punto la moto verso casa prendendo l’ennesimo velox…farò la collezione.

È buio pesto e a Lucerna la pioggia aumenta di intensità e complice il faro del 990 poco collaborativo prendo un uscita a caso e, come al solito, penso di aver beccato la zona più “in” della valle, il più economico ha una stanza a poco meno di 150 euro con colazione. Sono le dieci di sera, piove e non abbiamo ancora mangiato, quindi la prendiamo e risparmiamo sulla cena facendo l’ultima porzione di pasta attaccando il fornellino sul davanzale della stanza.

Andiamo a letto distrutti e ci svegliamo tali e quali dopo 7 ore, vogliamo arrivare a casa per pranzo, il primo vero pranzo dopo un mese di viaggio. Autostrada, cielo grigio e come passiamo la dogana a Como inizia piovigginare ma l’Italia e l’Italia ancora un oretta scarsa e spegniamo per l’ultima volta la moto carica.

Felici di essere arrivati sani e salvi ma tristi per aver concluso, anche se il prossimo viaggio è già in testa! Stay Tuned


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Le foto mancanti le metterò promesso!!


P.S: il pilotone col GS800 è Mangiapolvere, che quando è davanti la polvere la fa mangiare agli altri!!!
Ultima modifica di sgari il 06/09/2012, 19:49, modificato 3 volte in totale.
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Re: Iceland 2012

Messaggioda alpneus » 06/09/2012, 6:59

guglemonster ha scritto:Alphe, non stallona un c@zz0 se stai sempre a 2.4-2.2, c'ho fatto 30.000km e anche off leggero.... non si muove, la sgorbion,
certo che con l'antistallonamento ora manco perde piu' un filo d'aria, sempre sgorbion.....


finokkio ... prova a sgonfiarla piano piano e vedi se stallona ... quando buchi mica rimane a 2.2 di pressione ... :prr: :prr: :prr:

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azz che report ... complimenti ancora per il viaggione ... ;) ;) ;) ;)

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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda Reds » 06/09/2012, 7:55

:claps: :claps: :claps: :claps: :claps: :claps: :claps: :claps:
bravo sgari e brava sara, bel report mi è sembrato di esser li con voi...
avete fatto un viaggio davvero grande...!!!
i miei più sentiti e invidiosi complimenti...!!!!!!! :claps: :claps: :claps: :claps:
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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda CuP69 » 06/09/2012, 9:16

bella avventura :ok:
:claps: :claps:
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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda CapitanBarbera » 06/09/2012, 9:17

:claps: :claps: :claps: :claps: :claps: :claps: :claps:
i ragazzi hanno dei numeri e lo dimostrano, o ma non vi montate la testa e.... ;) :mrgreen:

invidia e rispetto.... :ok:
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Re: Iceland 2012

Messaggioda guglemonster » 06/09/2012, 9:24

alpneus ha scritto:
guglemonster ha scritto:Alphe, non stallona un c@zz0 se stai sempre a 2.4-2.2, c'ho fatto 30.000km e anche off leggero.... non si muove, la sgorbion,
certo che con l'antistallonamento ora manco perde piu' un filo d'aria, sempre sgorbion.....


finokkio ... prova a sgonfiarla piano piano e vedi se stallona ... quando buchi mica rimane a 2.2 di pressione ... :prr: :prr: :prr:

@ sgari

azz che report ... complimenti ancora per il viaggione ... ;) ;) ;) ;)

mica riesci a ridurre leggermente la dimensione delle foto, così le carica più velocemente ... ;)



buho, se buchi la camera stallona anche con il cerchio antistallonamento

se buchi col tubless sgonfia lentamente e te en accorgi dallo sterzo pesante ti fermi enon stallona

io ho girato mesi con la gomma che perdeva e sono arrivato a 1,5 in superstrada senza stallonare....

dormi tranquillo zio caperato

sgarro....

siete mitici..... mi dispiace che i fuoristradisti siano una massa di culi spanati... hai beccato i peggiori della categoria.. chiedo venia a nome della categoria :)

un abbraccio

fatevi un giro in toscana con la sara, ci farebbe un piacere immenso avervi ospiti per una pizza e Corona, le carlsrberghem le lasciamo agli oriundi hahahaha

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda SERPE » 06/09/2012, 10:09

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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda CapitanBarbera » 06/09/2012, 14:23

solo un consiglio umile da uno che ha visto il filmato e si è immedesimato nelle proprie molteplici cadute:
quando devi alzare la moto appesantita dai bagagli sterza il manubrio in modo che la ruota punti verso l'alto, è importantissimo per salvare la schiena e usa i muscoli delle gambe tenendo la schiena dritta, prova in garage e poi mi dici come va.... ;) :bye:
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Re: Iceland 2012, report (work in progress) pag 5!

Messaggioda fil52 » 06/09/2012, 14:33

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complimenti se un giorno decido di andare al nord saprò a
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